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TB-303
La
TB-303 Bassline (insieme alle sue inseparabili partners TR-909 e TR-808)
può essere tranquillamente definita la macchina che ha inventato
la techno. Senza
questo giocattolo (introdotto dalla Roland nel 1982 allo scopo di
fornire ai musicisti linee di basso programmabili su cui esercitarsi)
la musica elettronica sicuramente sarebbe diversa da quello che è
adesso. Il suono nasale e il filtro passa basso a 18 db della TB-303
hanno semplicemente definito il genere acid house delle origini, fino
a sconfinare nell'Hip Hop e nell'Electro. Il modello in questione
è stato modificato in modo da poter essere pilotato via CV.
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Sequential Circuits Prophet 600
Il
Prophet 600, introdotto sul mercato dalla Sequential Circuits nel
1983, oltre ad essere il diretto successore del più blasonato
(e valutato) Prophet 5, è anche il primo synth della storia
ad essere stato prodotto di serie con l’interfaccia MIDI fin
dalla prima versione. Elettronicamente parlando, messo a confronto
con un Prophet 5 dalla revisione 3 in poi (quelli dotati degli integrati
CEM, dal timbro meno grosso degli SSM impiegati nelle versioni precedenti
ma comunque molto più affidabili…) il Prophet 600 presenta
con quest’ultimo più analogie che differenze; sia per
quanto riguarda la concezione della catena di sintesi, che comunque
include la sezione che più caratterizza il timbro di questa
serie di synth (vale a dire la cosiddetta Poly-Modulation che permette
di modulare in frequenza con l’oscillatore A sia il filtro che
l’oscillatore B), che per l’uso degli stessi integrati
(i 3340) nel circuito di VCO. Relativamente al suono poi, il Prophet
600 (a parere del sottoscritto, che li ha posseduti tutti e due) a
dispetto di un timbro leggermente più sottile rispetto al suo
fratello maggiore, ha dalla sua una maggior versatilità timbrica,
permettendo di ottenere sonorità forse meno corpose, ma
in molti casi più elaborate di quelle programmabili sul suo
predecessore.
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Crumar Spirit
Il
Crumar Spirit, all’interno del panorama dei synth monofonici,
è senz’altro uno strumento molto più che particolare,
non fosse altro perché, nonostante fosse un sintetizzatore
di produzione Italiana, al suo progetto collaborarono personaggi come
Jim Scott (uno dei progettisti del Minimoog), Tom Rhea (un altro dipendente
della Moog) e nientepopodimeno che Bob Moog in persona... a dispetto
di ciò, quando lo Spirit fu presentato sul mercato, nel 1983,
passò praticamente inosservato, rivelandosi per la Crumar un
inaspettato quanto deludente flop commerciale.
Gli oscillatori dello Spirit sono concepiti intorno ai classici integrati
CEM 3340, chip che caratterizzano il suono di praticamente tutti i
sintetizzatori di punta dell’epoca, come l’Oberheim OBXa
e OB8, il Memorymoog, il Roland SH-101, tutti i synth Sequential della
serie Prophet...
Oltre a questo, il suo filtro multimode è basato sui CEM 3350
come quello del suo ben più blasonato collega Rhodes Chroma
(uno dei sintetizzatori polifonici più potenti, ed anche più
inaffidabili mai concepiti...), mentre la gestione del VCA è
affidata ai CEM 3360 (di serie sul Memorymoog, diversi Oberheim PPG
Wave, Chroma...). In relazione a ciò, lo Spirit può
competere ad armi pari (anche se monofonicamente) con ciascuno di
questi bestioni con cui condivide i preziosi circuiti. Ma al di là
della qualità del motore del synth, la vera forza dello Spirit
risiede nella versatilità della sua catena di sintesi, assolutamente
non convenzionale per un synth monofonico di questa categoria. Nella
sezione oscillatori, oltre al classico selettore delle forme d’onda,
abbiamo ad esempio l’oscillatore B che si può sganciare
dal controllo di tastiera (posizionando il selettore su Bass o Wide)
in modo da assestarsi su una frequenza predefinita che può
essere modulata indipendentemente rispetto all’altro VCO, utile
per ottenere degli effetti interessanti nel caso i due oscillatori
siano agganciati in modalità Sync...
La sezione filtro è anch’essa alquanto atipica, troviamo
infatti oltre al classico filtro passa basso con selezione fra 12
e 24 dB/oct e un ADSR dedicato, il cosiddetto filtro L, caratterizzato
da un selettore a 4 posizioni che ne definisce la modalità
di funzionamento. Nella posizione Out il filtro è disinserito,
mentre la posizione overdrive inserisce un circuito di distorsione
e il filtro L interagisce col filtro U trasformandosi in un equalizzatore
parametrico, nella posizione 3 diventa un semplice filtro passa banda,
e nella posizione 4 un passa alto. Altra caratteristica degna di nota,
il filtro L può essere agganciato al tracking di tastiera indipendentemente
dal filtro U...
A dispetto poi delle modeste possibilità di modulazione usualmente
offerte nei synth monofonici, nello Spirit troviamo una modulation
patch alquanto sofisticata a complessa, che permette, grazie a tre
distinte modulation wheels e a due LFO indipendenti diversi percorsi
con cui modificare in tempo reale i parametri del synth.
Riguardo al suono lo Spirit, per quanto i suoi circuiti siano organizzati
intorno a dei chip classici dell’epoca, è dotato di una
personalità alquanto singolare. Il filtro multimode, unito
alle possibilità di modulazione, è in grado di fargli
produrre dei suoni molto aggressivi e graffianti, dotati un timbro
che, per quanto non scenda molto in basso, è comunque molto
pieno e corposo, con una pasta che si può collocare a metà
tra l’Oberheim e il Prophet 5 (e aggiungerei una grattugiata
di MS-20...).
Il modello in mio possesso, in perfette condizioni di funzionamento,
è un serie 65.
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Korg
MS-20
Il
Korg MS-20 è, almeno da un punto di vista estetico, uno dei
synth analogici sicuramente più popolari – un po’
per la sua diffusione (ne sono stati prodotti più di 10000
esemplari fra il 1978 e il 1983), un po’ per la sua caratteristica
forma a torre con il panello pieno di manopole e jack di ingresso
che sicuramente non passa inosservata.
Anche se comunque il look lo avvicina a quello dei più grossi
synth modulari, da un punto di vista strettamente tecnico, l’MS-20
è in realtà un synth fondamentalmente semi-modulare.
Il percorso del segnale fra i diversi moduli VCO-VCF-VCA è
infatti per lo più predefinito in partenza, così come
l’assegnazione delle modulazioni, che possono comunque essere
più che espanse grazie alla sua nutrita patch-bay. A differenza
dei synth modulari, infatti, non è possibile, ad esempio, prelevare
il segnale dai singoli oscillatori in modo da impiegarlo per loschi
fini, come ad esempio la modulazione di un’oscillatore con l’altro
in modo da ottenere la cosiddetta FM (frequency modulation), la patch
bay infatti, serve per lo più ad espandere le possibilità
di modulazione fra i diversi settori del synth.
Il Korg MS-20 è presente in due versioni. La prima ha di serie
il filtro basato sul chip custom Korg-35, che è tra l’altro
quello di cui sono forniti tutti gli MS-10, (a cui infatti viene riconosciuto
un suono molto aggressivo, alla faccia del solo oscillatore disponibile),
mentre l’altra versione ha il filtro basato sull’integrato
LM13600.
A dispetto delle due versioni, comunque, entrambi i tipi di filtro
hanno le loro peculiarità musicali, e non a caso l’MS-20
deve gran parte del suo successo proprio alla sua sezione VCF. Durante
il revival dell’analogico degli anni ’90 infatti, molti
musicisti come Daft Punk, Aphex Twin, Air (così come il sottoscritto...)
hanno approfittato delle sonorità acide ottenibili dal filtro
di questa macchina, specie se usato in veste di processore di segnali
esterni.
Il filtro dell’MS-20 è organizzato in due parti, la prima
passa basso a 6 dB/ottava, e la seconda Passa alto a 12 dB/ottava,
entrambe dotate di controllo di resonance (il cui valore purtroppo
non è controllabile esternamente via CV). Entrambi i filtri
poi, possono essere modulati di default sia dall’inviluppo,
che dall’LFO, ma nella patch bay è presente un ingresso
di controllo CV che disconnette la modulazione dell’LFO, permettendo
di pilotare il cutoff di entrambe le sezioni filtro con qualsiasi
altra sorgente.
Altra caratteristica dell’MS-20 è poi la presenza di
un utilissimo Hz-CV converter che permette alla macchina, oltre che
di essere usata come una sorta di guitar-synth (assolutamente impreciso...)
di prendere ad esempio un suono qualsiasi, schiaffarlo dentro al convertitore,
e usare sia il trigger che il voltaggio così ottenuti per modulare
ad esempio l’apertura del filtro attraverso cui si fa passare
contemporaneamente lo stesso segnale...
Nelle foto oltre all’MS-20 potete vedere due interfacce prodotte
dalla Korg nello stesso periodo:
La MS-02, un CV-gate converter in grado di convertire-interfacciare
fra loro macchine dotate di diversi standard di controllo in voltaggio
in uso all’epoca (ad esempio Korg e Yamaha impiegavano il cosiddetto
standard Hz-Volt, mentre i synth statunitensi impiegavano lo standard
del Volt/Ottava).
La MS-03, lo stesso Frequency-CV converter presente nell’MS-20
ma con qualche funzione in più, in grado di convertire in segnale
audio non solo una tensione di controllo nello standard Hz-Volt, ma
anche in quello Volt-Ottava.
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Oberheim
OBX-a
L’Oberheim
OBX-a fu messo in produzione nel 1981, e costava all’epoca la
bellezza di 8 MILIONI!!! Il Synth in questione non è altro
che una versione upgradata dell’OBX, ed a mio parere rappresenta
il compromesso meglio riuscito prodotto da Tom Oberheim fra i synth
della prima generazione come il SEM e le macchine successive, come
l’OB8 e il Matrix 12.
Per quanto l’OBX-a non possa competere col SEM per quanto riguarda
l’aggressività e la pasta del suono, e comunque usi per
la sezione filtro dei CEM 3320 e non un filtro a componenti discreti
come l’OBX (che poi è derivato da quello del SEM), rimane
comunque uno dei synth polifonici più grassi mai prodotti,
e risente comunque in misura molto minore dei problemi di intonazione
ed affidabilità che affliggevano il suo predecessore. E’
dotato di un’interfaccia computerizzata che permette la gestione
e la memorizzazione immediata dei parametri, e anche il procedimento
di auto tuning è molto efficace. Prima di acquistare questo (che
feci dotare di interfaccia MIDI Kenton) avevo un OB8, che ho immediatamente
venduto appena ascoltai quest’ultimo. Un Yamaha CS-80, per quanto
timbricamente più versatile, in quanto a pienezza di suono
paragonato a un OBX-a rischia di sembrare una tastiera CASIO. Se usato
per i tappeti infatti, le sonorità prodotte dai suoi 8 oscillatori
rischiano, se non controllate a dovere, di saturare tutto lo spazio
del panorama sonoro disponibile.
L’OBX-a impiega per la generazione sonora i classici chip CEM
3340, dispone di un filtro switchabile da 12 a 24 dB/ottava (mentre
l’OBX ha una configurazione fissa a 12 dB) e permette di splittare
la polifonia a 8 voci in due layer da 4 voci cadauna (memorizzabili).
Ha una sezione di Poly modulation che espande sicuramente le sue potenzialità
timbriche, con l’oscillatore che può essere modulato
dall’inviluppo del filtro, il che permette, sfruttando la funzione
sync, di ottenere dei suoni taglienti di Prophetiana memoria. Rispetto
comunque alla sua controparte di riferimento (il Prophet 5, appunto)
è da un punto di vista timbrico senz’altro molto meno
versatile, ma sicuramente tutti i suoni che è in grado di produrre
sono pieni di carattere e fanno la differenza...
Il modello in questione è stato revisionato ed upgradato da
Fabio Delben, allo scopo di incrementare la stabilità dell’intonazione
e migliorare la resa della macchina in generale.